Nel mondo finanziario, “prevenire è meglio che curare” è sicuramente l’approccio vincente. Tuttavia, possono sorgere situazioni impreviste che rendono necessario il recupero crediti, un procedimento che può comportare varie complicazioni, tra cui il rischio che il debitore ignori le richieste di pagamento.
Cosa fare in queste situazioni? Molti pensano subito alle azioni legali, ma prima ci sono altre alternative da poter valutare. In questo articolo ti mostreremo come agire tempestivamente per gestire un debitore che non risponde al recupero crediti, analizzando le opzioni a tua disposizione per minimizzare i rischi e ottimizzare il recupero.
Il recupero stragiudiziale: di cosa si tratta esattamente?
Se un debitore non paga, il primo passo è inviare una lettera di diffida e messa in mora, avviando così il recupero stragiudiziale. Questo atto comunica chiaramente la tua richiesta di pagamento e rende il debitore responsabile per eventuali danni causati dal mancato pagamento, senza ancora avviare azioni legali.
Questo è sicuramente l’approccio più conveniente, perché permette di negoziare la situazione in modo meno formale e costoso senza imbarcarsi in spese legali e cause giudiziarie dai tempi indefiniti.
La lettera di diffida deve includere informazioni chiare come l’importo dovuto, i dettagli del creditore e una data di scadenza. In questo modo avrai ufficializzato l’inadempienza del debitore e stabilito un termine per il pagamento.
Ricevere una lettera di diffida può incentivare il debitore a pagare senza ulteriori sollecitazioni. Certo è che la sua efficacia dipende dalla volontà del debitore a collaborare. Se infatti continua a non rispondere, puoi valutare se passare ad azioni legali più formali.
Nessuna risposta al recupero crediti: quali vie legali puoi intraprendere?
Se la lettera di diffida non ha prodotto risultati, puoi avviare un’azione legale tramite un decreto ingiuntivo. Questo provvedimento, emesso dal giudice civile, ordina al debitore di pagare entro 40 giorni dalla notifica. È importante sapere che il debitore può opporsi, il che porterebbe all’apertura di una causa ordinaria.
Se il debitore non si oppone entro i 40 giorni, il decreto diventa un titolo esecutivo. Questo permette al creditore di procedere con l’esecuzione forzata, come il pignoramento dei beni del debitore.
Causa per il recupero crediti: ne vale davvero la pena?
Prima di intraprendere un’azione legale, è importante sapere che questa scelta non è sempre la più vantaggiosa. Per scoprirlo, puoi affidarti a un’agenzia investigativa per il recupero crediti e richiedere un’indagine investigativa.
In questo modo puoi identificare i beni del debitore che possono essere soggetti a esecuzione o pignoramento oppure verificare un effettivo stato di nullatenenza. Questo consente di pianificare azioni mirate e valutare se il recupero del credito attraverso vie legali è la migliore opzione.
Conclusione
In sintesi, quando un debitore non risponde al recupero crediti, un’indagine preliminare sul patrimonio del debitore può essere fondamentale per scegliere il percorso più appropriato, minimizzando rischi, costi e massimizzando le probabilità di successo. In molti casi, una soluzione stragiudiziale, come un accordo di pagamento, potrebbe risultare più efficace e meno onerosa.
L’importante è agire in modo tempestivo. Il miglior modo per farlo è affidarti a un’azienda investigativa specializzata nel recupero crediti per rintracciare e profilare i debitori. Questo ti aiuterà a valutare la fattibilità della riscossione e ad accelerare i tempi senza interventi legali.
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Se un debitore non risponde alle tue richieste di pagamento, contatta un esperto NSK.